Chi, in prossimità di Assisi, guardi verso il Monte Subasio da sud est, non può non notare, a due terzi della sua altezza, dal lato verso Spello, una chiazza bianca che riluce al sole del meriggio.
A circa 6 km dalla città serafica, tra i boschi, sulla costa meridionale del Monte Subasio, in territorio di Capodacqua di Assisi, a 781 metri sul livello del mare, sorge l’Abbazia di San Benedetto, che fu quasi certamente il primo nucleo locale dell’espansione benedettina.
Abitata inizialmente dai monaci Cluniacensi o “monaci neri”, la fondazione benedettina, le cui linee architettoniche risalgono, però, alla prima metà dell’XI secolo, è certamente anteriore all’anno 1000, ma risale al 1041 la sua prima attestazione documentaria, iscritta in un atto di vendita di un appezzamento di terra posto a lo Calcinaro e confinante da un lato con i possedimenti dell’allora “monastero” di San Benedetto1. In tale epoca la sua costruzione doveva già essere stata ultimata.
Ludovico Iacobilli, (1598 – 1664) presbitero e storico italiano, che molto ha scritto sulla storia dell’Umbria e dei suoi santi, basandosi su altre cronache la fa risalire ai tempi di San Benedetto, il che non è tanto lontano dal vero, se si considera che la sua parte più antica, la cosidetta “cripta triastila” risalente ai sec. VII–VIII, secondo alcuni, e sorta probabilmente su resti di un più antico tempio pagano.
Ulteriori citazioni del monastero benedettino del Subasio si ritrovano in altri atti di vendita, uno di poco posteriore al 10432 e nel Regesto dell’abbazia imperiale di Farfa, il cui atto più antico riguardante la dipendenza del cenobio subasiense è da collocarsi tra il 1048 ed il 10893, attestata tuttavia con certezza da un diploma di Enrico IV, datato 27 settembre 1065. Esso annovera tra i possedimenti dell’abbazia imperiale il monasterium Sancti Benedicti in comitatu asesinato4, che annoverava a sua volta vari appezzamenti di terreno nel contado di Assisi, come testimoniato da documenti dell’Archivio della cattedrale di San Rufino di Assisi.
Il monastero del Subasio si staccò ben presto dall’Abbazia sabina, grazie alla sua crescita di importanza economica e si rese abbazia indipendente, tanto da non comparire più tra le dipendenze di Farfa in un atto imperiale di Enrico V del 11185.
Negli anni immediatamente successivi al Mille,tra il XII e il XIII sec., ebbe il suo apogeo; svolse, infatti,un’importante ruolo organizzativo e di governo dei territori della piana assisana e del monte: i suoi abati controllavano ospedali e più di trenta tra chiese e cappellenella Valle Spoletina tra Assisi e Foligno, sparse su tutto il territorio circostante. Tra queste la cappella della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli, che l’abate Teobaldo, donò a S. Francesco all’inizio del sec. XIII.
Nel 1071 i monaci del Subasio fondarono il Priorato di San Paolo entro Assisi utilizzandolo come residenza nei loro soggiorni in città6.
Nel 1212 donarono al neo Comune di Assisi la parte inferiore del Tempio di Minerva appartenente ai benedettini subasiani, perché i Consoli della città la trasformassero in pubblica residenza7.
L’11 dicembre 1234 papa Gregorio IX stabiliva di prendere l’Abbazia di San Bendetto sotto la sua protezione. Fu così che l’Abbazia subasiana acquistò il possesso della sede di San Pietro di Assisi8.
Nel 1260 l’Abbazia passò ai monaci cistercensi.
Verso il XIV secolo iniziò la sua decadenza, allorché fu la centro delle lotte tra le fazioni assisane, poiché per la sua posizione, esso divenne luogo di ricovero per i fuoriusciti dalla città. Nel 1399, infatti, ospitò i fautori di Ceccolino Michelotti, della “Parte di sopra” della città e fu per questo attaccato, saccheggiato e distrutto nelle sue principali strutture difensive dal capo della fazione della “Parte di sotto” Broglia di Trino9.
La demolizione si estese, parzialmente, anche alla chiesa; scomparve il bel campanile, che si vede riprodotto da Giotto nella chiesa Superiore della Basilica di San Francesco di Assisi, nel secondo quadro delle Storie di San Francesco. I monaci non vi fecero più ritorno.
All’inizio del XV secolo il monastero fu dato in commenda e, date le sue precarie condizioni da allora in poi il Capitolo dei benedettini del Subasio si svolse nel priorato di san Paolo di Assisi10.
Nel 1473 si decise di murare ogni accesso la monastero ormai invaso da rovi e pruni e divenuto ricovero di bestie selvatiche11.
Alcuni anni dopo, nel 1611 passò ai Canonici Regolari di San Salvatore in Lauro di Roma, i cosiddetti “Monaci Azzurrini”12 e fu oggetto di un grande restauro, ma con la soppressione dei Canonici di san Giorgio in Alga di Venezia, da cui dipendeva San Salvatore in Lauro con le sue dipendenze, la decadenza dell’Abbazia fu definitiva e, da quel momento, ad abitare San Benedetto al Subasio, rimase solo nel tempo qualche eremita13.
I beni superstiti dell’Abbazia, continuarono ad essere dati in commenda ad alti prelati, specialmente della Curia Romana e dopo la soppressione Pepoli, decretata nel 1860, furono venduti in pubblica asta.
Nel 1945 don Anselmo Job, priore di San Pietro di Assisi, riscattava ciò che rimaneva del monastero del Subasio e con sapienti provvedeva al restauro di quanto era ancora possibile salvare dell’antica struttura.
Cfr., Francesco Santucci, Capodacqua di Assisi, Pro Loco [a cura di ], Capodacqua 1992
1 Archivio Centrale dello Stato R, I, n. 34.
2 Idem, n. 15.
3 Gregorio di Catino, Regesto di Farfa in Ignazio Giorgi-Ugo Balzani [a cura di] 5 volumi, Società Romana di Storia Patria, Roma 1879-1914.
4 Ibidem, doc., n. 976 (1065).
5 Ibidem, doc., n. 1318 (1118).
6 Cfr., Arnaldo Fortini, Nova vita di San Francesco di Assisi, Alpes, Milano 1926, vol. III, pg., 15.
7 Cfr., Giuseppe Abate, La medievale «Piazza grande» di Assisi in Francesco Santucci [a cura di], Atti Accademia Properziana del Subasio, n. 11 (1986), Assisi, pg., 95.
8 Archivio Storico Comunale Volterra, Reg., 17, f 242, n. 370.
9 Cfr., Antonio Cristofani, Delle storie di Assisi, Forni, Assisi 1902, pg., 247-248.
10 ASCA, R. 2, c. 21r.
11 Cfr., Cesare Cenci, Documentazione di vita assisana, Collegio San Bonaventura, 1976, II, pg., 732.
12 Ibidem, pg., 784, 925, 1032.
13 Cfr., Tommaso Locatelli Paolucci, Dell’antica badia di San Benedetto al Monte Subasio, Tipografia Sensi, Assisi 1880, p. 39.